Collezione
NATURE MORTE
La natura morta consiste nella raffigurazione di oggetti immobili e inanimati (fiori, frutta, vasi, strumenti musicali, bottiglie, selvaggina, pesci, libri, ecc.). Il termine Natura Morta è nato nel Seicento, per distinguerla dalla Natura Vivente, quando si pensò di stabilire una gerarchia dei generi pittorici. Il primo posto spettava ai ritratti, ai soggetti storici ed a quelli religiosi, impostati sullo studio della figura umana; poi c’erano le scene mitologiche; poi venivano le scene di caccia e quelle di guerra; poi le scene di vita quotidiana; poi ancora le cosiddette Vedute di paesaggio. Infine c’era la natura morta con una connotazione dispregiativa poiché trattava la raffigurazione di oggetti morti, privi di vita. Un immeritato giudizio negativo ha sempre accompagnato la natura morta, sebbene fin dall’antichità questo soggetto d’arte entusiasmasse quanto la ritrattistica.
Nella pittura greca, pompeiana e romana, abbondavano le nature morte. Di recente è stato ritrovato un affresco nella villa di Poppea presso Torre Annunziata (NA), raffigurante un cesto di fichi bianchi e neri. Plinio il Vecchio racconta di una memorabile sfida, all’ombra del Partenone, tra i pittori greci Zeusi e Parrasio, avvenuta verso il 440 a.C., che aveva come tema appunto la natura morta. Ma, dopo molti secoli di oblìo, finalmente, grazie ad alcuni artisti lombardi come il Caravaggio, la natura morta riacquistò di colpo grandissimo prestigio e si impose alla pari degli altri generi pittorici. Il Canestro di frutta dipinto verso il 1599 dal Caravaggio, per il cardinale Federico Borromeo, è stato addirittura elevato ad emblema dell’arte moderna.